sabato 30 marzo 2013

Mille Miglia Story: Una, cento, mille Topolino!




La Mille Miglia almeno fino al 1955 è stata caratterizzata da  un numero sempre molto variegato di Fiat 500 che hanno partecipato nella Corsa più bella del Mondo. Si può dire che le piccole vetturette hanno reso la Mille Miglia una gara aperta anche a quelle automobili che, sempre di più, riempivano le strade delle città italiane.

Dopo l’interruzione della Mille Miglia a causa del Secondo Conflitto Mondiale, nel 1947 giunse al traguardo la Fiat 500 A dell’equipaggio Caratti-Navoni, conquistando un ottimo 51° posto assoluto. Due anni più tardi, nel 1949, la 500 A numero 041 di Alberto Filippi, conquistò invece il primo posto nella categoria 750cc, classe studiata appositamente per favorire la partecipazione delle utilitarie torinesi.

La partecipazione delle piccole creature progettate dall’Ing. Dante Giacosa, andò avanti negli anni, coinvolgendo anche le serie successive delle “Topolino”. Nel 1950 arrivò al traguardo la prima 500 B di Piodi-Citterio, classificandosi in testa nelle loro categoria. Nel 1951, invece, fu la prima volta della 500 C, con  l’equipaggio Scaletta-Taccagnini, giunti al 155° posto assoluto.

La vera invasione di 500 si ebbe però nel 1952, come la C numero 64 di Fellini-Corsini, la numero 2206 di Gianni-Raboni (con testa Superba) e la numero 63 di Recordati-Biagi, quest’ultima arrivò prima al traguardo ma venne squalificata in quanto non conforme al regolamento. La vittoria andò, di conseguenza, a Lunghi-Landi con la numero 90 nella Categoria Turismo Nazionale fino a 750cc ed a Luciano Gianni nell’assoluta 750cc.

Arrivò infine, nel 1953, una sottoclasse studiata appositamente per mettere in concorrenza solo le piccole Topolino, la 600cc. Vinse, nello stesso anno, l’equipaggio Sandrolini-Brighenti; nel 1955 la vittoria andò invece alla Topolino di Omati-Corrazza (numero 27). Da non dimenticare anche le numerose trasformazioni speciali che hanno visto come protagoniste le 500 nelle varie versioni, come la 750 Zagato di Ferraguti-Faido che tagliò il traguardo della Mille Miglia 1951 strappando la vittoria nella classe fino 750cc, Gruppo B.

È superfluo aggiungere che le la 500 “Topolino” può immedesimare l’essenza di una gara che, più di ogni altra, ha lasciato un segno indelebile nel Mondo Automobilistico Italiano e non solo… Può anche essere un’ottima base di partenza per progettare la vettura per la Mille Miglia del Futuro?


La Giuria si racconta: Dott. Marco Mottini.




Il Dott. Marco Mottini, Presidente dell’Automobil Club di Novara, è un esperto internazionale di auto e moto storiche. La vastissima conoscenza ed esperienza nel campo dei veicoli d’epoca lo hanno portato a ricoprire molte cariche importanti nel settore:  Presidente del Club Auto e Moto Storiche ACN di Novara, Presidente della Commissione Tecnica Auto ASI, Rappresentante dell’Italia  nella Commissione Veicoli Storici FIA a Parigi e Vice Presidente nella Commissione Tecnica Auto FIVA. Per la Mille Miglia 2013 ricopre il ruolo di Presidente del Comitato Tecnico di Selezione.

Il Dott. Marco Mottini ha risposto alle domande attinenti al Mondo Mille Miglia e alla passione per i veicoli storici non perdendo di vista il mondo futuro dell’auto.

La Mille Miglia ha dato vita a progetti di auto realizzate appositamente per gareggiare in questa Corsa, l’Uovo di Marzotto ne è soltanto un esempio. Quale altre vetture che hanno partecipato alla Mille Miglia ricorda con particolare interesse?

La Mille Miglia, a mio modesto parere, ha sviluppato non solo auto molto particolari come la Ferrari citata ma ha dato vita ad una serie di elaborazioni di meccaniche di serie e non, anche di grande serie, di carrozzerie e telai impressionanti. Gilco, Dagrada, piccoli artigiani e  le stesse case costruttrici hanno dato vita ad una serie impressionante di modelli specifici per la Mille Miglia. Queste vetture sono sempre state molto più vicine alla gente comune: ciò ha sicuramente contribuito a creare il mito di questa unica ed eccezionale competizione.

Che mondo si nasconde dietro l’auto storica? Al di là del loro valore materiale, cosa spinge  a conservare queste vetture oppure a rincorrerne l’acquisto per anni?

Credo che la molla che spinge noi appassionati, almeno la maggior parte, suscita quello strano sentimento di “Peter Pan” che veleggia sempre negli adulti.  I ricordi di infanzia ci portano spesso indietro nel tempo con piacere.

Se dovesse esagerare, senza limiti ne frontiere, quale sarebbe la sua provocazione per l’auto del domani?

L’auto del domani o meglio l’auto del futuro non dovrebbe in nessun caso dimenticare il passato!

venerdì 22 marzo 2013

Guidati dalla Passione: SP B32

 


Ogni designer o Ingegnere, con la forte passione per il mondo dei motori, immagina un giorno di guidare una propria auto, magari schizza le sue linee su un piccolo pezzo di carta oppure ne realizza pianta e prospetto su una foglio, ognuno conserva un disegno che vorrebbe dedicare solo a sé stesso.

Il Cavaliere del Lavoro Stefano Possati, presidente della Marposs S.p.A., è partito da un’auto di serie per realizzare la sua vettura B32: “La base è una BMW Z3 a cui sono state apportate delle modifiche alle sospensioni posteriori e presenta una scocca che mantiene originali solamente gli sportelli e il parabrezza, quindi completamente rifatta. Dal primo disegno che ho realizzato all’omologazione è passato del tempo, per cui, nel momento in cui siamo arrivati in fondo, è stata sicuramente una grande soddisfazione, perché bella o meno che sia la macchina in realtà è esattamente come volevo che fosse, come l’avevo immaginata. Ho percorso circa 25000km con  la B32 ed è stato importante constatare la sua stabilità anche a velocità un po’ alte”. 

Da vero amante dell’Auto Storica, la sua B32 richiama essenze considerate senza tempo: “Io amo le auto storiche, ne ho diverse ma non mi ritengo un collezionista nel senso vero della parola perché uso tutte le auto che ho. Con la B32 volevo richiamare il concetto  delle fuoriserie degli anni 50-60, con l’impronta della prima Aurelia, della Cisitalia… nella B32 sono presenti gli stilemi di un’auto di circa 60 anni fa.  Quello che volevo era una vettura  con un risultato un pochino razionale, che fosse essenziale ma anche molto divertente da guidare e realizzabile con una spesa ragionevole.  La cosa che mi sorprende, e che mi fa piacere è che, anche le persone non hanno mai visto i modelli ai quali mi sono ispirato, la trovino bella da vedere”. 

Per il futuro il Sig. Possati esprime una sua idea precisa: “Colin Chapman, fondatore della Lotus, diceva che se si aggiunge potenza si va più forte in rettilineo, se si aggiunge leggerezza si va più forte ovunque. Io credo molto nel recupero della semplicità e della leggerezza: oggi le auto sono sicuramente migliori di quelle passate, a 150000 Km basta cambiare la cinghia di distribuzione e la vettura torna nuova; ma sono anche ricche di regolazioni, sistemi elettronici a volte troppo esagerati, ad esempio i sistemi di massaggio dei sedili, l’aria condizionata a più settori in un ambiente comunque piccolo come quello dell’auto, i bauli che si chiudono da soli... Questi sistemi non fanno altro che appesantire l’auto, rendendola sicuramente meno divertente da guidare. Per motivi energetici si sta già facendo un downsizing del motore,  io spero che l’orientamento per il futuro sia il ritorno all’essenzialità”. 

Il Sig. Possati è orgoglioso della realizzazione della propria vettura, e ci saluta con un  prezioso consiglio riservato agli amanti dell’auto che vorranno cimentarsi nella realizzazione della vettura dei loro sogni: “L’Italia è piena di piccoli artigiani in grado di realizzare in termini fisici un disegno, io nella zona tra Bologna  e Modena non ho avuto difficoltà a trovarne di competenti. È necessario partire da una base valida, trovare un’auto che si adatti alle caratteristiche del disegno, con un bel motore e un bel cambio e tutto diventa fattibile, anche la stesse pratiche di omologazione non sono così complesse, basta che l’auto abbia un suo perché. I costi potrebbero sembrare un problema, ma in realtà costa meno di una piccola barca a vela. Una volta che si realizza è bello però farlo in modo che l’auto possa essere usata tutti i giorni, senza infiltrazioni di acqua, senza fischi, cigolii in marcia, in modo da assaporarne solamente il piacere della guida, viaggiando esattamente come su un’auto di serie!”





venerdì 15 marzo 2013

La Giuria si racconta: Prof. Luca Bradini



Il Professore Luca Bradini, Architetto, ricercatore e PHD in Disegno Industriale, ha concentrato le sue attività di ricerca sul Transportation Design, sul Design per la Microgravità e sul Design degli spazi abitativi minimi. Ha insegnato presso la facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Roma “ La Sapienza” ed è docente nel corso di Laurea Disegno Industriale ed Ambientale presso l’Università di Camerino. Dal 1992 collabora con la Zuccon International Project uno dei più grandi studi di progettazione italiani specializzati in trasporti e Yacht Design.

Nella breve intervista, il Professore delinea, con estrema chiarezza e sincerità, l’atteggiamento che i giovani creativi dovrebbero avere nei confronti del mondo dell’Industrial Design, definendo il vero valore di una trasversalità con metodo e dell’interazione costruttiva con il web e con i concorsi come mezzi per l’affermazione.

Mille Miglia Design Experience offre ai giovani designer la possibilità di immaginare l’auto per la Mille Miglia del Futuro. I concorsi possono essere un buon trampolino di lancio e un motivo di stimolo per un giovane designer?

Credo che l’elemento sostanziale perché un concorso sia un efficace volano per l’affermazione di nuovi e giovani designer, sia quello di pensare non al lancio di nuovi designer ma al lancio di nuove idee, e per idee intendo proposte progettuali che testimonino una conoscenza ed una maturazione del designer nel campo dell’innovazione e dove il risultato finale sia sintesi di un processo ideativo in grado di fornire contributi innovativi al prodotto.

Un buon concorso è quello che stabilisce un concreto legame tra il contesto (in questo caso la Mille Miglia Design Experience mi sembra ottimale) e le richieste di progetto, maggiori sono i vincoli di inquadramento più concretezza si da al concorso e quindi ai suoi risultati.

Quanto conta per un designer essere trasversali, ovvero non concentrarsi esclusivamente su un campo ma esplorare più settori possibili? In questo modo si può rischiare di perdere in professionalità o può rappresentare una marcia in più?

Un designer deve essere trasversale ma deve avere un’idea molto precisa del metodo e del processo del progetto, l’esplorazione dei campi è necessaria, utile fondamentale, ma il designer deve affrontare la trasversalità con un metodo strutturato, autonomo e preciso, in grado di valutare i confini delle differenti competenze, sapendosi inserire e contribuire in modo strategico ma mai in modo autarchico. E’ nella natura del progettista cimentarsi con scenari differenti, la professionalità che si acquisisce è fondamentale ma è tale se condotta con un approccio metodologico autonomo, altrimenti si rischia di non riuscire mai a determinare una scelta ma piuttosto a sintetizzare delle volontà altrui.

L’esplosione di internet nell’ultimo decennio ha stravolto i concetti di comunicazione, permettendo anche ai giovani una pubblicità illimitata a costo zero. Crede nella forza del Web, inteso in tutte le sue sfaccettature (siti specializzati, social network, blog…) per comunicare le novità e le idee dei giovani designer?

Piuttosto che credere nel WEB, mi sembrerebbe tardivo affermare la forza di un fenomeno che ormai è consolidato, credo nella capacità che ha il WEB di raggiungere in modo efficace una molteplicità di utenti, il tema dei contenuti è a mio avviso al centro della riflessione da fare. Il WEB è la nuova forma popolare di comunicazione, se non sei nel web rischi quasi di scomparire, ma il web è un mezzo e non da sostanza e contenuti al tuo lavoro solo per il fatto che li immetti nella rete.

Probabilmente il problema principale è la sottile forma di “omologazione” dei prodotti che il web contiene, pensando all’ affermazione che “l’essenziale è invisibile agli occhi” direi che nel web “i contenuti sono invisibili all’occhio” ma sono essenziali e se ci sono fanno la differenza. Quindi se immaginiamo il web come una virtuale vetrina, i nostri lavori possono essere immessi in bellissime vetrine ma quello che poi si porta a casa è il prodotto e non la vetrina, pertanto anche in questo caso comunicare le novità e le idee deve essere fatto dando forte consistenza ai contenuti che tali idee e lavori sottendono, comprendendo che c’è una abissale differenza tra retorica pubblicitaria ed informazione.




sabato 9 marzo 2013

La Giuria si racconta: Prof. Gino Finizio



Nella storia della creatività italiana, Gino Finizio è stato il primo a capire la necessità di collegare l’Azienda con il Designer, creando un modo unico ed inimitabile di gestire l’idea: il Design&Management.

Con il suo lavoro ha messo alla luce il forte legame tra cultura d’impresa e cultura di progetto, un’integrazione volta al continuo miglioramento, all’innovazione, alla ricerca della soddisfazione dell’utente, attraverso un design puro, minimo e sostenibile. La sua particolare genialità lo ha portato al riconoscimento della Laurea ad Honorem in Disegno Industriale e a collaborazioni con Aziende Internazionali in tutti i campi del design, dal Product al Visual, fino al Transportation Design.

Un bagaglio culturale che non ha mai esitato a trasferire con passione ad un numero sempre crescente di studenti presso gli Atenei di Design più importanti in Italia e nel mondo.

Nel suo ultimo libro “Minimo&Sostenibile” c’è una grande attenzione al tema della mobilità all’interno del tessuto urbano. Al proposito, non tutti sanno, che la prima edizione della Mille Miglia (1927) nacque proprio con l’intento di ampliare e rendere più sicura la rete stradale italiana, quale può essere il ruolo del designer in questo contesto?

Il designer non progetta un'automobile unicamente in funzione delle esigenze di stile o di comfort, analizza un contesto più ampio dove gli elementi dominanti sono l'uomo, l'auto e il territorio. Tiene conto, quindi, del fatto che l'auto è un bene di servizio che si rapporta con chi guida.

Il design viene sviluppato in funzione del piacere di guidare, della sicurezza e principalmente del luogo a cui è destinato: la città, luoghi più ampi fino a quelli estremi. Gli elementi chiave che determinano l'auto del futuro sono: il peso, il volume, il costo e l'energia. Nei luoghi ad alta densità si tratterà di un'auto minima, che consente spostamenti fluidi, impedimenti limitati, in modo da lasciare più spazio al vivere umano.

Le competizioni sportive, tra cui la Mille Miglia è una delle più nobili, sono un momento di aggregazione tra uomo, auto e pubblico, per enfatizzare il sistema e richiamare la necessità di competizione insita nell'essere umano. L'auto, per l'autonomia di spostamento che fornisce, facilita la comunicazione tra persone e popoli. La sfida attuale è quella di arrivare prima consumando il meno possibile.

Il tema del Minimo&Sostenibile è estremamente attuale. Ma secondo lei, nel campo automobilistico, qual è un illustre esempio del passato che soddisfi appieno queste due caratteristiche?

La risposta è quasi automatica: la 2CV e Mehari Citroen, a cui si aggiungono la Mini Moke della Austin, la 500 e la prima Multipla di Fiat. Sono auto minime che rapportate ai nostri tempi, alla diminuzione del numero dei passeggeri per auto e all'energia elettrica catturata in spazi minimi assemblati nella ruota, possono definire volumi ridotti che utilizzano energia pulita.

Lei afferma che il bene più prezioso per uno studente o un giovane designer è di avere un buon maestro che lo veicoli verso le scelte giuste. Qual è stata la personalità determinante per la sua formazione? Quanto è importante per lei, invece, il ruolo di maestro che ha sempre svolto in maniera impeccabile? I giovani con i quali ha lavorato, le hanno mai portato nuovi stimoli per i suoi progetti?

Ho avuto la fortuna di incontrare e di lavorare con maestri come Carlo Scarpa, Achille Castiglioni, Giorgetto Giugiaro, Walter De Silva, Rodolfo Bonetto e Richard Sapper. Questi ed altri rappresentano le personalità che hanno maggiormente influenzato le mie scelte progettuali e di design management.  Questi sono stati i maestri dei veri valori del design, cioè la creatività applicata all'industria, senza esuberanze inutili. Il maestro serve a questo, bisogna tornare al concetto di bottega, dove il maestro insegna e trasferisce alle persone che studiano e che vogliono imparare quella che è la sua esperienza, con un accorgimento: l'esperienza rapportata ai tempi, alle materie, alle culture dei posti, lavorare in funzione del cambiamento.
Tutti i giovani con i quali ho lavorato mi hanno sempre stimolato per la loro libertà di pensiero, spontaneità nel formulare e proporre nuove idee e nella voglia di fare e programmare un possibile futuro.




venerdì 8 marzo 2013

Mille Miglia Story: Anche le donne alla Mille Miglia.



Nella storia della Mille Miglia, il 1950 viene ricordato per lo più per la strepitosa vittoria del giovanissimo Giannino Marzotto, presentatosi, a bordo di un’elegante Ferrari 195 S, con un singolare vestito a doppio petto, destinato a fare la storia della Corsa più Bella del Mondo.

Ma nello stesso anno, la gara fu caratterizzata da un’abbondante iscrizione di vetture nella categorie sport 750cc., evidenziata dalla forte presenza di Giannini, Dagrada, Giaur, Patriarca, Nardi-Danese, Zagato, Turolla, Moretti, Siata, Stanguellini e Urania. Proprio su quest’ultima spiccò la giovane pilotessa Maria Teresa de Filippis, di nobile famiglia, che già si era distinta a bordo di queste piccole ed agili vetture.

In realtà la piccola Urania 750cc. non la portò al successo di categoria e nemmeno al traguardo, ma di certo ha lasciato un segno importante nella storia della Mille Miglia.




venerdì 1 marzo 2013

La Giuria si racconta: Prof. Paolo Fiorillo - Prof. Riccardo Silimbani





La giuria di Mille Miglia Design Experience abbraccia fronti diversi, dal giornalismo all’ingegneria, passando naturalmente per il design ed ogni giurato, a suo modo, ha sempre fatto dell’integrazione con i giovani un importante punto di forza. Il prestigio di un concorso si vede soprattutto dalla giuria che dovrà valutare i lavori, Mille Miglia Design Experience ha curato con moltissima attenzione questo aspetto, coinvolgendo personalità che hanno fatto del mondo dell’automotive e del design non solo una professione, ma anche una ragione di vita. 

Lasciare la parola a chi riesce ad alimentare di giorno in giorno quest’amore per il mondo creativo ed automobilistico è un atto dovuto, i due mesi e mezzo che ci separano dalla spettacolare premiazione, ci permetteranno di conoscere il pensiero, i consigli e le storie della nostra Giuria.

I Professori Paolo Fiorillo e Riccardo Silimbani sono il primo esempio di come questa passione non si trasformi solamente in lavoro, ma diventi un continuo laboratorio di formazione aperto ai giovani. Sono stati i primi a catapultarsi in un’esperienza unica in Italia partecipando alla Shell Eco-marathon, gara di ecologia a livello mondiale aperta agli studenti. I loro ragazzi si sono sempre distinti nella ricerca facendo tesoro della passione dei loro professori per trasferirla in un futuro lavorativo.

È bello leggere tra le righe di questa breve intervista la sincerità con cui i due professori spronano i ragazzi a non perdere mai di vista i propri obiettivi, cercando quell’attività che gli farà avere soddisfazione professionale a prescindere dal ruolo conquistato nel mondo del lavoro.

Siete stati tra i primi in Italia a coinvolgere giovanissimi studenti per realizzare prototipi ecologici perfettamente funzionanti. Cosa vi spinge ogni anno a spronare i ragazzi in questa continua sfida?

La professione di insegnante richiede la responsabilità di formare dei tecnici ma anche di educare all'uso razionale dell'energia e l'ambiente, questo binomio si è coniugato nella realizzazione dei nostri prototipi ecologici. E' importante per noi responsabilizzare i ragazzi e trasmettere una passione per i veicoli motorizzati in modo da esaltare i comportamenti virtuosi e non solo quelli di competizione finalizzati alla velocità. I veicoli progettati e costruiti dei nostri studenti partecipano a gare nelle quali vince chi consuma meno e questo richiede studi approfonditi su aerodinamica, rendimento dei propulsori, "scorrevolezza" dei veicoli, e largo impiego di materiali compositi o comunque leggeri.

Enzo Ferrari definì la Mille Miglia come “Un Museo viaggiante unico ed affascinante”, ma è anche vero che fu un laboratorio di sperimentazione per Case Automobilistiche, preparatori e carrozzieri. Quanto è importante portare sul campo i propri progetti?

La Mille Miglia è stato un mito per il contesto storico in cui si svolgeva. Il paese rinato dalle macerie di una guerra devastante e proiettato verso un boom industriale ed economico faceva il tifo per piloti e marchi automobilistici che rappresentavano il "sogno" di ogni italiano.

Portare in campo i propri progetti permette di concretizzare con creatività un'idea che sicuramente è frutto di studio e analisi dello stato dell'arte e delle tecnologie. Il successivo confronto e le critiche, positive o negative al progetto realizzato, consentono di formare il carattere delle persone e dei tecnici per migliorare  e rappresentare così uno stimolo a crescere.

L’orientamento attuale è quello di rinnovare ogni cosa nel mondo dell’auto, qual è secondo voi, quell’essenza che invece andrebbe preservata negli anni?

E' giusto che la tecnologia e il rinnovamento non abbia limiti, perciò bene a tutto ciò che migliora le condizioni di sicurezza, comodità, e il piacere della guida (tre cose da preservare); siamo dubbiosi sulle "finte" innovazioni, o sull'impiego di tecnologie improbabili (come l’idrogeno) per la mobilità.Riteniamo comunque che sia da esasperare il modo "sostenibile" di costruire per garantire un futuro al mondo dell'auto.
Non condividiamo  le prestazioni ad ogni costo, ma sarebbe auspicabile poter vedere l'affermazione di artigiani o piccole industrie che curano il particolare o il design; purtroppo la propensione è l'accorpamento dei marchi e la globalizzazione di un mercato. Si tende così a standardizzare le tendenze e a non caratterizzare più le scuole di pensiero.

In questo periodo storico esistono ancora buone possibilità perché i giovani, con la passione per i motori, possano realizzarsi nel mondo del lavoro?

Il momento è difficile, ma con la passione si superano le difficoltà. Vedere studenti che realizzano le loro aspettative nelle industrie che sono affermate qui in Emilia Romagna è una grande soddisfazione (per loro e per noi insegnanti che abbiamo avuto la possibilità di incoraggiarli nelle loro speranze), per cui chi oggi lavora in Ferrari, Lamborghini, Toro Rosso, ha trovato un ambiente fertile per crescere.

Quale consiglio vi sentite di dare?

Impegnarsi sempre al 100% e non perdere mai le motivazioni; è chiaro che 1 su 100 lavora nelle fabbriche sopracitate, ma ci sono studenti che lavorano con ugual soddisfazione presso concessionarie o officine di revisione, perché la passione ha permesso loro di farsi apprezzare per le loro competenze ed abilità.