sabato 9 marzo 2013

La Giuria si racconta: Prof. Gino Finizio



Nella storia della creatività italiana, Gino Finizio è stato il primo a capire la necessità di collegare l’Azienda con il Designer, creando un modo unico ed inimitabile di gestire l’idea: il Design&Management.

Con il suo lavoro ha messo alla luce il forte legame tra cultura d’impresa e cultura di progetto, un’integrazione volta al continuo miglioramento, all’innovazione, alla ricerca della soddisfazione dell’utente, attraverso un design puro, minimo e sostenibile. La sua particolare genialità lo ha portato al riconoscimento della Laurea ad Honorem in Disegno Industriale e a collaborazioni con Aziende Internazionali in tutti i campi del design, dal Product al Visual, fino al Transportation Design.

Un bagaglio culturale che non ha mai esitato a trasferire con passione ad un numero sempre crescente di studenti presso gli Atenei di Design più importanti in Italia e nel mondo.

Nel suo ultimo libro “Minimo&Sostenibile” c’è una grande attenzione al tema della mobilità all’interno del tessuto urbano. Al proposito, non tutti sanno, che la prima edizione della Mille Miglia (1927) nacque proprio con l’intento di ampliare e rendere più sicura la rete stradale italiana, quale può essere il ruolo del designer in questo contesto?

Il designer non progetta un'automobile unicamente in funzione delle esigenze di stile o di comfort, analizza un contesto più ampio dove gli elementi dominanti sono l'uomo, l'auto e il territorio. Tiene conto, quindi, del fatto che l'auto è un bene di servizio che si rapporta con chi guida.

Il design viene sviluppato in funzione del piacere di guidare, della sicurezza e principalmente del luogo a cui è destinato: la città, luoghi più ampi fino a quelli estremi. Gli elementi chiave che determinano l'auto del futuro sono: il peso, il volume, il costo e l'energia. Nei luoghi ad alta densità si tratterà di un'auto minima, che consente spostamenti fluidi, impedimenti limitati, in modo da lasciare più spazio al vivere umano.

Le competizioni sportive, tra cui la Mille Miglia è una delle più nobili, sono un momento di aggregazione tra uomo, auto e pubblico, per enfatizzare il sistema e richiamare la necessità di competizione insita nell'essere umano. L'auto, per l'autonomia di spostamento che fornisce, facilita la comunicazione tra persone e popoli. La sfida attuale è quella di arrivare prima consumando il meno possibile.

Il tema del Minimo&Sostenibile è estremamente attuale. Ma secondo lei, nel campo automobilistico, qual è un illustre esempio del passato che soddisfi appieno queste due caratteristiche?

La risposta è quasi automatica: la 2CV e Mehari Citroen, a cui si aggiungono la Mini Moke della Austin, la 500 e la prima Multipla di Fiat. Sono auto minime che rapportate ai nostri tempi, alla diminuzione del numero dei passeggeri per auto e all'energia elettrica catturata in spazi minimi assemblati nella ruota, possono definire volumi ridotti che utilizzano energia pulita.

Lei afferma che il bene più prezioso per uno studente o un giovane designer è di avere un buon maestro che lo veicoli verso le scelte giuste. Qual è stata la personalità determinante per la sua formazione? Quanto è importante per lei, invece, il ruolo di maestro che ha sempre svolto in maniera impeccabile? I giovani con i quali ha lavorato, le hanno mai portato nuovi stimoli per i suoi progetti?

Ho avuto la fortuna di incontrare e di lavorare con maestri come Carlo Scarpa, Achille Castiglioni, Giorgetto Giugiaro, Walter De Silva, Rodolfo Bonetto e Richard Sapper. Questi ed altri rappresentano le personalità che hanno maggiormente influenzato le mie scelte progettuali e di design management.  Questi sono stati i maestri dei veri valori del design, cioè la creatività applicata all'industria, senza esuberanze inutili. Il maestro serve a questo, bisogna tornare al concetto di bottega, dove il maestro insegna e trasferisce alle persone che studiano e che vogliono imparare quella che è la sua esperienza, con un accorgimento: l'esperienza rapportata ai tempi, alle materie, alle culture dei posti, lavorare in funzione del cambiamento.
Tutti i giovani con i quali ho lavorato mi hanno sempre stimolato per la loro libertà di pensiero, spontaneità nel formulare e proporre nuove idee e nella voglia di fare e programmare un possibile futuro.




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