venerdì 15 marzo 2013

La Giuria si racconta: Prof. Luca Bradini



Il Professore Luca Bradini, Architetto, ricercatore e PHD in Disegno Industriale, ha concentrato le sue attività di ricerca sul Transportation Design, sul Design per la Microgravità e sul Design degli spazi abitativi minimi. Ha insegnato presso la facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Roma “ La Sapienza” ed è docente nel corso di Laurea Disegno Industriale ed Ambientale presso l’Università di Camerino. Dal 1992 collabora con la Zuccon International Project uno dei più grandi studi di progettazione italiani specializzati in trasporti e Yacht Design.

Nella breve intervista, il Professore delinea, con estrema chiarezza e sincerità, l’atteggiamento che i giovani creativi dovrebbero avere nei confronti del mondo dell’Industrial Design, definendo il vero valore di una trasversalità con metodo e dell’interazione costruttiva con il web e con i concorsi come mezzi per l’affermazione.

Mille Miglia Design Experience offre ai giovani designer la possibilità di immaginare l’auto per la Mille Miglia del Futuro. I concorsi possono essere un buon trampolino di lancio e un motivo di stimolo per un giovane designer?

Credo che l’elemento sostanziale perché un concorso sia un efficace volano per l’affermazione di nuovi e giovani designer, sia quello di pensare non al lancio di nuovi designer ma al lancio di nuove idee, e per idee intendo proposte progettuali che testimonino una conoscenza ed una maturazione del designer nel campo dell’innovazione e dove il risultato finale sia sintesi di un processo ideativo in grado di fornire contributi innovativi al prodotto.

Un buon concorso è quello che stabilisce un concreto legame tra il contesto (in questo caso la Mille Miglia Design Experience mi sembra ottimale) e le richieste di progetto, maggiori sono i vincoli di inquadramento più concretezza si da al concorso e quindi ai suoi risultati.

Quanto conta per un designer essere trasversali, ovvero non concentrarsi esclusivamente su un campo ma esplorare più settori possibili? In questo modo si può rischiare di perdere in professionalità o può rappresentare una marcia in più?

Un designer deve essere trasversale ma deve avere un’idea molto precisa del metodo e del processo del progetto, l’esplorazione dei campi è necessaria, utile fondamentale, ma il designer deve affrontare la trasversalità con un metodo strutturato, autonomo e preciso, in grado di valutare i confini delle differenti competenze, sapendosi inserire e contribuire in modo strategico ma mai in modo autarchico. E’ nella natura del progettista cimentarsi con scenari differenti, la professionalità che si acquisisce è fondamentale ma è tale se condotta con un approccio metodologico autonomo, altrimenti si rischia di non riuscire mai a determinare una scelta ma piuttosto a sintetizzare delle volontà altrui.

L’esplosione di internet nell’ultimo decennio ha stravolto i concetti di comunicazione, permettendo anche ai giovani una pubblicità illimitata a costo zero. Crede nella forza del Web, inteso in tutte le sue sfaccettature (siti specializzati, social network, blog…) per comunicare le novità e le idee dei giovani designer?

Piuttosto che credere nel WEB, mi sembrerebbe tardivo affermare la forza di un fenomeno che ormai è consolidato, credo nella capacità che ha il WEB di raggiungere in modo efficace una molteplicità di utenti, il tema dei contenuti è a mio avviso al centro della riflessione da fare. Il WEB è la nuova forma popolare di comunicazione, se non sei nel web rischi quasi di scomparire, ma il web è un mezzo e non da sostanza e contenuti al tuo lavoro solo per il fatto che li immetti nella rete.

Probabilmente il problema principale è la sottile forma di “omologazione” dei prodotti che il web contiene, pensando all’ affermazione che “l’essenziale è invisibile agli occhi” direi che nel web “i contenuti sono invisibili all’occhio” ma sono essenziali e se ci sono fanno la differenza. Quindi se immaginiamo il web come una virtuale vetrina, i nostri lavori possono essere immessi in bellissime vetrine ma quello che poi si porta a casa è il prodotto e non la vetrina, pertanto anche in questo caso comunicare le novità e le idee deve essere fatto dando forte consistenza ai contenuti che tali idee e lavori sottendono, comprendendo che c’è una abissale differenza tra retorica pubblicitaria ed informazione.




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